Bisogna chiarire che lo SCOPO e la FUNZIONE dell’arte sono due termini correlati, ma con sfumature di significato diverso: per SCOPO si intende l’ obiettivo dell’artista, mentre per FUNZIONE, invece, il ruolo dell’arte nella società.
ANTICA GRECIA
Già i filosofi dell’antica Grecia riflettevano sull’arte, definendone lo scopo e la funzione.
PLATONE (427-347 a.C.)
Platone descrive il creato come un’opera d’arte realizzata con armonia, matematica e proporzione. Secondo il suo pensiero, tramite l’arte si realizza la bellezza stessa del cosmo. Nel Timeo valorizza l’arte che si conforma agli ideali di bellezza, verità e ordine.
ARISTOTELE (384-322 a.C.)
Per Aristotele l’arte deve ricercare il bello, che si realizza con l’ ordine (ovvero la corretta disposizione delle parti) e la misura (cioè le adeguate dimensioni delle componenti di un oggetto).
IMPERO ROMANO
Durante il periodo dell’impero romano l’arte è concepita come strumento di potere con scopo di propaganda, informazione e acculturamento. L’architettura, oltre alla funzione pratica, assume anche valore simbolico di grandezza, ricchezza, identità e cultura romana.
PERIODO ALTOMEDIEVALE (476 d.C.-1000)
Solo la funzione pratica dell’architettura è considerata indispensabile nella Roma repubblicana, che si concentra sulle conquiste. Catone riduce lo scopo e la funzione dell’arte in quanto il mondo delle immagini può allontanare il cittadino romano dagli interessi e dai doveri militari e politici. Cicerone considera diversamente lo scopo e la funzione dell’arte che, per mezzo delle immagini, può narrare la storia della potenza di Roma: per tale motivo le si può riconoscere un valore educativo e di potere nei confronti del popolo. Invece, ad Ercolano e Pompei, si trascurano i grandi temi storici per rivolgersi a scene di vita quotidiana.
MEDIOEVO
Nel secondo secolo il Cristianesimo utilizza rappresentazioni simboliche e storiche per fini educativi e religiosi. All’arte viene riconosciuto il solo valore dell’utilità per la salvezza della vita oltreterrena.
Il valore simbolico delle immagini permette di non rappresentare l’infinità del Divino in forme chiuse o “finite”.
PERIODO ROMANICO
Il periodo romanico considera il lavoro dell’artista come metodo di salvezza dell’anima. La mente umana e la sua creatività vengono da Dio, così come la materia a disposizione dell’uomo usata per produrre arte. Il benessere è visto come premio terreno per il lavoro che valorizza la materia offerta dal Divino sulla terra. Il valore dell’artista sta nella sua abilità di produrre arte anche con materiali poveri, come la pietra o i pigmenti colorati per gli affreschi. Tale pensiero si oppone al concetto bizantino di ripetitività tecnica intesa come rigore. L’artista bizantino utilizza materiali costosi e applica rigide regole di esecuzione che ne limitano la creatività. La tecnica romanica, invece, è sempre pronta all’innovazione e allo sviluppo: nulla è considerato abbastanza perfetto da essere ripetitivo. L’artista romanico, nelle cattedrali, dipinge e scolpisce favole, proverbi, motivi allegorici, temi di cultura popolare, facilitando la fruizione del messaggio visivo.
PERIODO GOTICO
Nel periodo gotico lo scopo e la funzione dell’arte escludono ancora la ripetitività tipicamente bizantina. L’artista si occupa del progetto, dirige l’esecuzione pratica del lavoro ed è responsabile del messaggio trasmesso dal prodotto artistico. Il bello si identifica con Dio e non saperlo riconoscere significa allontanarsi dal bene. L’errore, equivalente al peccato, si supera anche con l’esperienza del lavoro progressivo che guarda e mira al futuro facendo tesoro del passato. L’artista è consapevole dei cambiamenti culturali apportati dal suo lavoro.
QUATTROCENTO
Nel Quattrocento lo scopo e la funzione dell’arte sono destinati ad un ulteriore cambiamento: l’artista diventa molto più libero di esprimere la propria ideologia e quella della borghesia arricchita. I messaggi dell’arte diventano più indipendenti da quelli della nobiltà e della chiesa, pur rimanendo messaggi culturali e di potere. Le nuove tematiche introdotte dalla borghesia sono destinate ad influenzare fortemente la visione del mondo e l’arte del futuro. Emerge il valore dell’individualità attraverso i ritratti, le biografie, l’espressività dei volti, l’attenzione alla psicologia dei personaggi.
CINQUECENTO
Nel Cinquecento lo scopo e la funzione dell’arte subiscono inevitabilmente la drammaticità e i contrasti di questo secolo basato sulla trasformazione dei valori. L’arte diventa un modo di ricercare che non fa a meno dell’osservazione della natura e dell’esperienza scientifica. In tutti i campi si cerca l’equilibrio tra forze contrastanti, come razionalità ed emotività, religiosità e umanità, dettaglio e sintesi, composizione statica e dinamica. L’esperienza personale assume un valore indispensabile e in competizione con la tradizione (individualismo e originalità nella ricerca formale degli artisti). Il Manierismo si espande in Europa perché è necessario un incontro fra diverse esperienze e culture. Si concepisce l’arte anche come ispirazione proveniente dallo spirito del genio.
SEICENTO
In questo secolo lo scopo e la funzione dell’arte risentono di una rivoluzione culturale che vuole il superamento del passato, a costo di arrivare alle estreme conseguenze dell’espressività. Il Barocco coinvolge il costume e la vita sociale, diventando uno stile. Lo scopo è quello di coinvolgere lo spettatore, esprimendo tensione, movimento, grande spazialità, contrasto e drammaticità. L’impatto emotivo è indispensabile per confermare l’efficacia dell’opera. Lo spettatore deve sentirsi incluso nelle scene rappresentate, fino ad arrivare alla meraviglia e allo stupore.
SETTECENTO
Lo scopo e la funzione dell’arte, dal Settecento, vengono definiti da vari filosofi:
HUME (1711-1766)
Per capire cosa sia il “gusto” in termini estetici, dobbiamo osservare come le persone comuni reagiscono naturalmente alla bellezza. Anche se esistono reazioni e sentimenti comuni rispetto alla bellezza, questi non devono uniformarsi o seguire un criterio rigido. Il gusto non deve essere imposto dall’alto. Per apprezzare la bellezza bisogna avere la capacità di percepire e riconoscere le qualità sottili e raffinate che producono il piacere estetico: così è possibile cogliere dettagli che altri potrebbero trascurare. L’apprezzamento della bellezza è questione di sensibilità innata, ma anche di esperienza. L’attenzione nei confronti dell’arte affina il gusto e la capacità di discernere le qualità estetiche. Bisogna liberarsi da idee preconcette o influenze culturali che distorcono il nostro giudizio. E’ necessario essere aperti e ricettivi a tutte le forme di bellezza, senza lasciarsi influenzare da nozioni predefinite su cosa dovrebbe essere bello.
KANT (1724-1804)
Per Kant lo scopo dell’arte è quello di procurare un piacere estetico immediato, che si realizza durante la contemplazione disinteressata dell’opera: non si deve considerare la finalità pratica o commerciale del prodotto artistico, ma solo la bellezza delle forme. Kant distingue le arti piacevoli dalle arti belle: Le prime riguardano la musica, la danza, il teatro, con scopo sociale di intrattenimento conviviale. Le seconde hanno scopo in sé stesse, con fruizione puramente contemplativa.
OTTOCENTO
Anche nell’Ottocento lo scopo e la funzione dell’arte emergono dagli scritti di vari filosofi:
HEGEL (1770-1830)
Secondo Hegel la mente umana prende coscienza di sé attraverso la contemplazione dell’arte che si esprime in forme sensibili percepibili dai cinque sensi. Egli però ritiene che l’arte sia diventata inadeguata a esprimere la complessa interiorità della società moderna, definendo tale processo come “morte dell’arte”.
SCHELLING (1775-1854)
Schelling esalta il valore dell’arte in chiave romantica, considerandola rivelazione dell’Assoluto e sintesi fra l’aspetto inconscio dell’artista e l’esecuzione cosciente.
SCHOPENAUER (1788-1860) Egli ritiene che l’arte abbia il potere di liberare l’individuo dai desideri e dalla sofferenza interiore: tale liberazione avverrebbe solo nel momento della contemplazione; perciò, il distacco dal dolore esistenziale sarebbe solo temporaneo.
NOVECENTO
FREUD (1856-1939)
Lo scopo e la funzione dell’arte, nel Novecento, vengono teorizzati anche da Freud, che offre un’interpretazione psicologica di natura sessuale: le pulsioni sessuali sarebbero sublimate nell’arte, durante il processo di creazione. I fruitori riconoscerebbero nell’opera dell’artista realtà inconfessabili della psiche più profonda, e il piacere della fruizione ne sarebbe la conseguenza.
DEWEY (1859-1952)
Dewey riconosce nell’arte uno scopo profondamente educativo. Le attribuisce la facoltà di sviluppare la percezione, la sensibilità, la capacità di osservazione della natura e di interagire con gli altri.
CROCE (1866-1952)
L’arte è creatività che riesce a trasformare i sentimenti in immagini capaci di comunicare bellezza.
GENTILE (1875-1944)
Identifica l’arte con il sentimento stesso, non considerandola come una semplice rappresentazione oggettiva della realtà.
HEIDEGGER (1889-1976)
L’opera d’arte permette di comprendere il senso di una determinata epoca, manifestandone i valori più profondi.
MARCUSE (1898-1979)
Per Marcuse la “civiltà della prestazione”, concentrata sul lavoro e sulla produzione, risulta più esposta alla repressione degli impulsi primordiali umani e, per questo, necessita maggiormente di espressione creativa. L’arte, facendo emergere l’inconscio e la creatività libera da manipolazioni politiche, culturali e di mercato, assume un ruolo sociale fondamentale. Riflette e promuove l’aspirazione ad una società più libera e autentica.
GADAMER (1900-2002)
Anche per Gadamer, l’arte ha lo scopo di rivelare gli aspetti più profondi della vita umana, favorendo una conoscenza più intuitiva che razionale della realtà.
ADORNO (1903-1969)
Per Adorno, l’arte autentica, ossia non condizionata dalla cultura capitalistica, deve risvegliare le coscienze, facendo emergere l’autodeterminazione delle idee e la coscienza critica. Il ruolo dell’arte assume soprattutto una funzione sociale.
OGGI
Al giorno d’oggi, lo scopo e la funzione dell’arte sintetizzano e aggiornano le teorie sviluppate nelle epoche precedenti: l’arte è espressione delle emozioni, critica sociale, ricerca della bellezza, svolge funzione pedagogica, sviluppa il pensiero creativo stimolando anche altre discipline, promuove il senso di identità sociale.