Pittura Murale ad affresco

Questo esempio di pittura murale ad affresco rappresenta una nicchia (illusione spaziale) contenente uno scaldaletto ed uno scaldapiedi in ceramica, copiati dal vero, osservando i due modelli sottostanti appoggiati ad una panca di legno murata tra una parete ed un caminetto in pietra. Le ombre portate sono state eseguite copiando dal vero le ombre reali che, ad una certa ora della giornata, vengono proiettate esattamente nella stessa direzione e con lo stesso colore realizzati sulla parete, grazie alla presenza di una porta finestra che si trova sulla sinistra del dipinto.

Esempio di pittura murale
Dipinto murale, cm. 109×72

PROCEDIMENTO PER ESEGUIRE UN AFFRESCO

Il procedimento per eseguire una pittura murale ad affresco prevede innanzitutto la preparazione dell’arricciato e dell’intonaco. Con l’arricciato, più ruvido e grossolano dell’intonaco, si ricopre tutta la parete in una sola volta. Dell’intonaco, invece, si distende solo quel tratto che il pittore può dipingere in una giornata.

  1. Bisogna bagnare (usando uno spruzzino) tutta la superficie del muro, senza esagerare con la quantità d’acqua, prima di eseguire l’ARRICCIATO, che è il primo strato grezzo di calcina, steso sul muro di pietra, di mattoni o di cemento ( il procedimento non cambia). Per eseguire l’arricciato si uniscono due parti di sabbia di fiume e una di calce spenta, ben impastate con acqua. Se ne distendono uno o due strati, secondo che si voglia l’arricciato più o meno umido. Se si tratta di un muro esterno, esposto alle intemperie, allora si fanno preparazioni con calce idraulica e cemento. Per capire se l’arricciato ha aderito perfettamente al muro, bisogna darvi sopra piccoli colpi: un suono sordo dimostra che la preparazione è solida; un suono sonoro dimostra la presenza di una bolla d’aria che non permette all’arricciato di aderire al muro come dovrebbe: in questo caso bisogna buttare giù il pezzo mal riuscito e rifarlo. L’arricciato deve essere ruvido per permettere all’intonaco di far presa.
  2. L’INTONACO è lo strato di malta dello spessore minimo di cm. 1,5 ad un massimo di cm. 2,5, che si esegue sulle superfici di muri esterni o interni, per proteggerli dall’umidità o da altri tipi di aggressioni naturali. Si prepara con sabbia di fiume, polvere di marmo e calce in dosi uguali. Per realizzare l’intonaco, l’acqua deve essere bevibile, non stagnante; non bisogna assolutamente usare sabbia di mare: il sale che contiene attira pericolosamente l’umidità. Eventuali grani di ferro o pirite contenuti nella sabbia, disgregano l’intonaco che, col tempo, rimane crivellato di puntini neri, con risultati assolutamente antiestetici. Per l’affresco si usa la calce grassa, spenta da almeno un anno. L’intonaco riesce tanto più fine, quanto minore è la grossezza dei grani di sabbia. Non è conveniente eseguire l’intonaco quando il muro non è perfettamente asciugato. Per rendere la superficie dell’intonaco liscia, la si strofina con un regolo di legno, detto sparviero, che ha la superficie inferiore foderata di feltro bianco. Per questo procedimento l’intonaco deve essere opportunamente inumidito.
  3. Lo SPOLVERO è il disegno eseguito su carta (chiamata carta da spolvero) della grandezza che avrà la pittura murale ad affresco. Esso rappresenta il progetto, va eseguito a matita, preferibilmente curato il più possibile nei minimi particolari. Tale disegno, una volta terminato, dovrà essere perforato con un ago, lungo tutte le sue linee di contorno, in modo preciso. Successivamente si utilizzerà del cotone “sporcato” abbondantemente di pigmento di sanguigna. Si dovrà poi picchiettare col cotone lungo tutte le linee del disegno perforato, ben appoggiato all’intonaco, in modo che la polvere di sanguigna possa passare sotto la carta da spolvero e aderire all’intonaco. Si può usare, per comodità, la carta da spolvero tagliata in parti più piccole che contengono le porzioni del disegno interessate, per dividere i tempi del lavoro come meglio si crede. Successivamente si toglie la carta da spolvero dalla parete e si ricalca leggermente, con una matita, la traccia lasciata sul muro dalla polvere di sanguigna. A questo punto la superficie è pronta per il colore.
  4.  IL COLORE della pittura murale ad affresco richiede l’utilizzo di pigmenti (colori asciutti, ridotti in polvere, dalla consistenza simile a quella del borotalco) venduti già pronti, per essere poi mischiati all’acqua in modo omogeneo. I principali pigmenti utilizzati attualmente per l’affresco sono:
  • Bianco di zinco
  • Lacche o rossi di garanza o di alizarina (tutti colori assai stabili e di tinte variate e vivaci)
  • Lacche di garanza brune (tinte di colore rosso bruno trasparente)
  • Cinabri o vermiglioni di varie gradazioni (il loro colore non è ottenibile con miscele di altri pigmenti)
  • Ocre bruciate (terra di Siena bruciata, rosso di Venezia, rosso indiano, rosso inglese e simili, tutte tinte convenienti per economia di costo e per caratteristiche tecniche)
  • Aranci e gialli di cadmio (pigmenti non trasparenti, di forte tinta gialla o aranciata, ottimi ma costosi)
  • Ocre naturali (terra di Siena naturale, terra gialla, ocra gialla, ocra d’oro, ocra romana naturale, ocra bruna, giallo di Marte, ecc.)
  • Terra d’ombra naturale (pigmento terroso di colore bruno- freddo tendente al verdastro)
  • Verde smeraldo (detto verde veronese)
  • Verde Paolo Veronese (verde brillante chiaro, non corrispondente a quello sopra)
  • Verde di alizarina o verde di hooker permanente
  • Terra verde (argilla colorata naturalmente)
  • Blu minerale, blu d’Anversa, ecc. (varianti del blu di Prussia perché meno stabile)
  • Oltremare (può essere naturale, ovvero polvere di lapislazzuli molto costosa, oppure ricavata in laboratorio per sintesi. Le sue varianti sono blu francese, blu permanente, ecc.)
  • Blu ceruleo (è quasi l’unico pigmento di colore celeste chiaro)
  • Indaco (colore sintetico, ma uguale a quello che una volta si ricavava dalla pianta dell’indaco. Colore trasparente non sostituibile)
  • Viola cobalto ( chiaro e semitrasparente)
  • Viola permanente (derivato dall’alizarina)
  • Il nero è sconsigliato nella combinazione con altri colori per l’instabilità, per i suoi effetti falsi e perché si carbonizza col tempo.

Ho preferito escludere da questo elenco e dalle mie tavolozze, altri pigmenti per le loro caratteristiche di instabilità.

I PIGMENTI NELLA PITTURA MURALE

I pigmenti per la pittura murale ad affresco possiedono un indice di rifrazione elevato. Vengono ridotti accuratamente in polvere impalpabile, di consistenza simile a quella del borotalco, per poi essere comodamente mescolati all’acqua (nel caso dell’affresco) fino ad ottenere un colore più o meno trasparente o corposo. La polverizzazione può essere fatta dall’artista stesso (scelta poco pratica e poco conveniente perché lunga e laboriosa). Oggi i pigmenti si preparano industrialmente, con elevati gradi di perfezione. Possono essere impastati con sostanze liquide diverse (dette anche veicoli o solventi), a seconda della tecnica pittorica che si vuole scegliere. Queste sostanze servono a compattare i pigmenti, a facilitare la stesura del colore con il pennello, a preservare il dipinto nel tempo, e ad evitare riflessi in eccesso, che disturbano l’osservazione dell’opera finita.

ORIGINI DELL’AFFRESCO

Tecniche simili alla pittura murale ad affresco furono praticate fin dalla preistoria, con diverse modalità, ma sempre basate sulla capacità di assorbimento della superficie su cui il colore veniva applicato. Si diffuse presso tutti i popoli, anche in tempi diversi, visto che l’umanità ha sempre ricercato la bellezza, con differenti sensi estetici, esigenze e risultati. Dopo il Medioevo, l’affresco fu affiancato da tecniche simili, basate sull’utilizzo di colori impastati con sostanze liquide diverse dall’acqua, come colla, uovo, latte, talvolta utilizzate per ritocchi: per tale motivo il termine “affresco” è stato usato impropriamente, col trascorrere del tempo, per indicare tecniche ad esso simili, nonostante le differenze molto importanti, che condizionano la qualità dei risultati e la durata nel tempo.

Anche la preparazione dell’intonaco ha subìto cambiamenti, nei luoghi e nel tempo, pur restando la calce ingrediente fondamentale: talvolta, aumentando la quantità di sabbia nell’impasto, è stato affrettato il deterioramento del muro. In antichità si applicavano intonaci che arrivavano anche ad otto centimetri di spessore: così si tratteneva più a lungo l’umidità, ottenendo più tempo a disposizione per dipingere e per l’assorbimento dei colori.

PROCEDIMENTI ANALOGHI

1) FRESCO A SECCO: si prepara l’intonaco, in una sola volta, su tutta la superficie del muro. Subito dopo si bagna con acqua di calce e lo si lascia riposare un giorno. Nei giorno successivi si bagnano ancora con acqua di calce soltanto i pezzi di intonaco che si vogliono via via dipingere. Si usano i colori come per l’affresco.

2) SPIRIT-FRESCO: i colori vengono mescolati con una miscela a caldo di: elemi (resina) gr. 50, cera bianca pura gr. 100, olio di spigo gr. 200, vernice di opale gr. 500. L’intonaco deve asciugarsi per alcuni mesi, dopodiché bisogna stendervi, per due volte, la stessa miscela utilizzata per mescolare i colori, diluita per metà del suo peso in olio etereo di trementina. Con questa tecnica si può rifinire comodamente, senza rischiare tinte opache. L’unico rischio è l’eventuale umidità racchiusa nel muro.

3) WASSERGLASS: si formano due strati di intonaco, ognuno composto da una parte di calce e tre parti di sabbia. Si aggiunge poi un terzo strato di intonaco, composto da una parte di calce e una parte di fine sabbia silicea. Per restare assorbente non deve essere lisciato con la cazzuola. I colori devono essere stemperati con una soluzione formata da un terzo di silicato di soda e due terzi di acqua pura (formula offerta da I. F. von Fuchs, nel 1823)

Non suggerisco i procedimenti a base di latte perché sono di dubbia solidità.

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